Mancano pochissimi giorni allo sciopero del 14 luglio giugno, lo sciopero delle donne.
Un momento importante perché le aspettative, i legittimi diritti, l’applicazione delle leggi che riguardano la vita e il lavoro delle donne siano finalmente concretizzate nella realtà quotidiana in tempi brevissimi.
Per questo mi rivolgo direttamente a te cara collega, cara amica, cara donna perché dopo tanti anni di attesa e di lotte, dopo le tante leggi accettate dai parlamenti e dal popolo non possiamo più avere pazienza!
Vogliamo che i nostri diritti di cittadine diventino semplicemente realtà a pieno titolo!
I dati elaborati dall’Unione sindacale svizzera ci dicono che, come donne, ancora oggi possiamo fare tutte le formazioni professionali che vogliamo, possiamo laurearci, conseguire un dottorato, raggiungere livelli altissimi di formazione ma, nonostante tutto ciò, saremo sempre discriminate. Certo la differenza salariale sarà più forte se il tuo salario, cara amica, è basso, se le tue competenze non sono elevatissime, se il tuo posto di lavoro si colloca nelle classi salariali medio-basse! Ma la discriminazione salariale non si ferma lì! Anche per i salari alti, per i posti dirigenziali, per chi possiede formazione molto qualificate c’è discriminazione!
Oggi la metà delle lavoratrici guadagna meno di 4500 Fr. al mese e non riceve la 13ª e addirittura un quarto delle donne lavoratrici guadagna meno di 2700 Fr. al mese!
E non è difficile capire che con questi salari non si vive!
Né questi salari sono giustificabili con la decisione di tante donne di lavorare a tempo parziale, quasi sempre per conciliare famiglia e lavoro.
No, non è il tempo parziale il principale problema! E’ quella cultura del lavoro che continua anche oggi a favorire gli uomini, quella cultura del lavoro grazie alla quale una parte dell’economia approfitta ampiamente della disponibilità delle donne ad accettare i tempi parziali e la discontinuità del lavoro, ad accettare cioè condizioni di lavoro che permettono a questa economia di pagare alle donne salari da fame e di negare nei fatti e nella realtà il diritto alle pari condizioni di lavoro e di vita tra donne e uomini
E allora?
Credo sia tempo di esigere che ogni contrattazione lavorativa obblighi le parti coinvolte, come premessa irrinunciabile, a parificare i salari tra donne e uomini e ad alzare i salari delle donne attive. In altre parole bisogna esigere che senza salari uguali e condizioni di lavoro conformi alle leggi non ci può essere contrattazione salariale.
Per chiedere e ottenere ciò , care donne, è importante esserci il 14 giugno, in tutte le forme che per voi sarà possibile mettere in campo, per testimoniare la ferma volontà delle donne, di tutte le donne di esigere finalmente il cambiamento!
E’ davvero ora, perché è un tempo infinito che aspettiamo di veder riconosciuti i nostri diritti, come testimonia la rivista”Su compagne” che già dal 1906, sotto la guida di Angelica Balanoff, ci invitava a combattere per i nostri diritti di donne!
Anna Biscossa – già Granconsigliera PS
“Su Compagne”, rivista fondata da Angelica Balabanoff nel 1906